Palazzo Bersini

Il palazzo che si trova quasi all’uscita del paese, sulla sinistra in direzione di Castenedolo e che occupa i numeri dal 9 al 15 di via Bettole, appartiene da tre generazioni alla famiglia Bersini.

Fu costruito nella seconda metà dell’Ottocento e rappresentava la casa padronale attorno alla quale si snodava poi la cascina provvista di abitazioni per affittuari e mezzadri, di stalle e di una corte centrale, formando così un vero e proprio quadrilatero. Oltre si estendevano i campi lavorati a maggese, frumento e granoturco, posti alcuni a destra ed altri a sinistra di un lungo sentiero sterrato costeggiato da un fossato e da grossi platani, chiamato da sempre “la strada delle vacche’.

Ricordi di Federica Bersini

Il primo proprietario del complesso fu un certo Conte B. di Milano, nonché illustre onorevole che qui trascorreva il suo tempo libero, lontano dalle occupazioni politiche e dal frastuono della vita cittadina. Era, in sostanza, la sua residenza di campagna, che tuttavia non condivideva con la famiglia bensì con l’amante, alla quale aveva affidato il controllo del palazzo in sua assenza e che raggiungeva non appena i gravosi impegni pubblici glielo consentivano. Si narra che dopo qualche anno il Conte sorprese la donna in compagnia di un altro, un certo “fra sercòt”, allora intenzionato ad intraprendere la strada conventuale e che invece, folgorato dal fascino di questa donna, capì quanto quell’incontro fosse stato per lui provvidenziale ed illuminante: decise infatti nel giro di poco di consegnarsi alla vita secolare e pare che in seguito sposasse la donna.

I coniugi Lucia Ruggeri, originaria di Dello, ed il consorte Enrico Bersini, di Trenzano, acquistarono la proprietà, attratti anche dall’esteso parco che era da poco stato interrotto dal nuovo tracciato stradale (in precedenza infatti arrivava fino in via Lapidario) e che comprendeva un orto ed un frutteto. Lucia Ruggeri ed Enrico Bersini trascorsero qui il resto della loro vita.

La cascina fu ben presto abitata da contadini e mezzadri che lavoravano i campi attorno ed allevavano il bestiame. Tra i primi vi abitarono i Gamberini, i Calestani ed i Doninelli, cui poi nel corso dei decenni subentrarono i Verzelletti (1961). gli ultimi a risiedervi prima della definitiva ristrutturazione della corte. Nel 1919 proprio nel palazzo nacque l’ultimo figlio dei coniugi, Pietro Bersini detto anche Lino, soprawissuto al tifo che si portò via il suo gemello a pochi mesi dalla nascita. Era Lucia Ruggeri la vera “risidora”, colei che si occupava del menage della casa. Era sempre lei che in tempi di grossi disagi, allestiva sotto il porticato una sorta di mensa per i più poveri, mentre il consorte Enrico, che non mancò mai di starle a fianco, distribuiva buoni che consentivano di acquistare del pane alla bottega. Le donne di casa erano impegnate nei lavori domestici, specialmente il bucato, eseguiti in tinozze di acqua bollente mescolata a cenere ed in seguito a lisciva. Nelle allora limpide e trasparenti acque del Naviglio, esse andavano a risciacquare la biancheria, mentre i ragazzi, nelle afose giornate estive, sempre qui trovavano conforto alla calura rinfrescandosi tra schiamazzi e risa. Si dice che, decenni prima, l’amante del Conte si fosse fatta costruire sulle sponde del Naviglio un gazebo posticcio che le permetteva di farsi il bagno indisturbata, senza essere vista. Sulle rive dello stesso canale, anni dopo si sarebbero ritrovate le ragazze figlie dei mezzadri, che qui si bagnavano e recitando la filastrocca:

“acqua acquente, bevuta dal serpente, bevuta da Dio, lo bevo anch’io”

sorseggiavano l’acqua dopo essersi fatte il segno della croce.

Nei tempi della seconda guerra mondiale il palazzo fu spesso oggetto di visite frequenti, quanto inopportune, di soldati tedeschi, che qui avevano modo di ben rifornirsi e ben approvvigionarsi. Lucia non dimenticò di aiutare i fratelli più svantaggiati; lei come il marito erano profondamente devoti e conformi alla dottrina morale cristiana, tanto da rallegrarsi quando il penultimo figlio Francesco decise di prendere i voti entrando nell’ordine dei Gesuiti. In seguito divenne avvocato del tribunale ecclesiastico della Sacra Rota.

Affresco interno del Palazzo Bersini

Fu questa profonda spiritualità che portò, il 28 aprile 1945, Lucia Ruggeri a perdonare colui che forse senza intenzione, il giorno della sospirata liberazione sparando dalla strada, la colpì, con un proiettile che attraversò ben tre porte. La donna intenta ad ascoltare alla radio la lieta notizia non ebbe scampo.


Negli anni sessanta il giovane Lino, dotato di spirito intraprendente, divenne l’artefice di un’impresa di costruzioni stradali che operava nell’intera provincia. Una volta sposato apportò varie migliorie alla casa, cambiando un po’ anche l’assetto delle stanze e dell’area esterna (giardino ed aia), pur mantenendo pressoché inalterata la struttura originaria del palazzo, confermando così il forte attaccamento ai ricordi ed alle tradizioni di coloro che lo avevano preceduto.
Ora è Enrico, il suo secondogenito, ad occupare le stanze affrescate della “casa rosa’.

Tratto dal volume “Dal ciancol alla playstation”, di Primo Gaffurini e Umberto Gerola (2012). Si ringrazia Primo Gaffurini che ne ha concessa la riproduzione.

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