Mauro e le case del tubo

da “Viaggio in periferia San Polo si racconta” a cura di Lucia Marchitto

Entro nella cascina, c’è movimento, nella stanza accanto si sentono voci e risate, Mauro risponde al telefono, prende cose, le porta nell’altra stanza, parla con Eugenio, è indaffarato, poi mi vede, e con quel suo sorriso ampio mi saluta, usciamo sotto il portico, ci sediamo.
Mauro nasce a Brescia e vive in Maddalena fino a tre anni. Le difficoltà quotidiane costrinsero la sua famiglia a trasferirsi a Villaggio Ferrari, perché dalla Maddalena non c’era la strada che portava in città e sua madre doveva scendere tutte le mattine a piedi per fare la spesa. Poi soltanto pochi anni più tardi si traferirono alla Volta dove Mauro visse fino a quando si sposò e andò a vivere con la sua sposa a Chiesanuova. Circa venticinque – trent’anni fa comprarono casa a San Polo in via del Verrocchio dove vive ancora con la moglie Maria.

Abbiamo scelto San Polo perché era più economico che in altre zone, avevamo il mutuo agevolato e un aiuto dallo Stato. Non avevo mai visto il quartiere. L’impresa che costruiva la nostra casa non ci faceva avvicinare però ugualmente l’abbiamo vista crescere. Durante la costruzione si tenevano delle assemblee con i futuri condomini ed è per questo che, quando siamo andati ad abitarci, ci conoscevamo già e quindi ci siamo trovati subito bene. La nostra casa non è una villetta a schiera, siamo in quattro per ogni scala, uno sotto e uno sopra, col giardino sotto e il poggiolo sopra un po’ più grande, ognuno ha l’ingresso per conto suo. –


Il senso di unione e comunità forgiatosi durante la costruzione della casa fece sì che Mauro e la sua famiglia si inserirono molto bene nel nuovo quartiere e ogni quindici giorni insieme agli altri condomini si ritrovavano la sera a cenare tutti insieme e tutti insieme guardando il loro condominio decisero di dargli un nome.

Un giorno guardando le nostre case ci chiedemmo: “Come le chiamiamo?” e le abbiamo chiamate le case del tubo perché gli scarichi dei camini non sono come al solito, ma hanno un tubo in acciaio fuori da ogni abitazione; per questo le abbiamo chiamate le case del tubo fra di noi. –
Sulla parola tubo allarga un sorriso e nello sguardo si accende una luce mista di ironia e allegria.
Quando arrivò in via del Verrocchio aveva già due figli grandicelli che frequentavano le scuole medie per cui non furono iscritti a quelle del quartiere, ma lo frequentarono lo stesso, questo grazie anche a un prete che, ogni sera, andava per le strade del quartiere raccogliendo i ragazzi portandoli all’oratorio della Chiesa di Sant’Angela Merici. Tra i ragazzi nacquero amicizie che sono resistite nel tempo e durano ancora oggi. In questo quartiere non solo si è trovato sempre bene ma lo ha anche vissuto appieno, a differenza di quello di Chiesanuova che era molto dispersivo e non c’era quell’unione che ha trovato al Verrocchio. Tra l’altro la sua casa è stata una delle ultime costruzioni per cui quando la sua famiglia è arrivata c’erano già tutti i servizi e anche da quel lato non ha avuto problemi.
Mauro si ritiene un uomo fortunato perché prima di andare in pensione ha svolto sempre lavori che gli piacevano.

Quando sono andato in pensione, io lavoravo alla A2A, servizio fognature, tenevo controllate le imprese che pulivano, e le dirò che nella mia vita ho avuto fortuna, perché prima di lavorare all’ASM lavoravo in Comune e prima del Comune lavoravo in ditte private, però ho sempre fatto lavori che mi piacevano e non mi sono mai pesati. Poi sono arrivato al periodo della pensione quasi senza accorgermene; per cui il giorno che ho detto “non vado più a lavorare!” non mi è pesato. –
E io mi chiedo se fu per merito della fortuna o del suo carattere a non fargli pesare il lavoro. Ora fa il volontario alla cascina Riscatto, ci viene tre o quattro giorni alla settimana e si trova bene, e ringrazia Silvana e sua moglie che lo hanno convinto a farlo.

La cosa bella che mi è successa in questi anni in cui ho abitato nel quartiere è stato il matrimonio dei miei figli, è stato bello accompagnare mia figlia all’altare di Sant’Angela Merici e anche mio figlio si è sposato nella stessa chiesa. Mia figlia essendo femmina si è sposata nella sua chiesa, mio figlio abitando a San Polo anche lui si è sposato lì. –
Lo dice con aria sognante, e pare di vederlo questo padre che dà il braccio alla figlia e l’accompagna all’altare, impettito nell’abito nuovo e con l’orgoglio non solo dipinto sul viso ma che traspare in tutto il corpo, in quell’incedere verso un futuro rappresentato dalla nascita di quella nuova famiglia, a cui, forse, è arrivato, come quel giorno che giunse alla pensione, quasi senza accorgersene, con leggerezza, senza peso.
Dalla porta e dalla finestra aperta giungono voci allegre, qualcuno spia sulla soglia, Mauro mi spiega che c’è un compleanno da festeggiare, capisco che lo stanno aspettando per iniziare la festa, sto per salutarlo quando arriva sua moglie, si legge sui loro volti e nelle loro parole l’armonia che li lega ed è bello vedere in una coppia di così lunga data tanta sintonia e qualcosa d’altro che, a ben vedere, possiamo chiamare amore.

Cascina Riscatto, 28 giugno 2023

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