dalla Enciclopedia Bresciana di Mons. Fappani (aggiornata al 1999) www.enciclopediabresciana.it
Ecclesiasticamente il territorio appartenne fin dalle origini alla Pieve della Cattedrale di Brescia passando poi per destinazione del vescovo Landolfo II alle dipendenze del Monastero di S. Eufemia della Fonte e alla parrocchia da esso dipendente, acquistando dopo il trasferimento nel 1438 del monastero fra le mura della città per la distanza e per le cure prestate dalla popolazione, una certa autonomia.
Così ad esempio l’8 maggio 1506 con suo testamento Bernardino Calzavacca lascia al monastero di S. Eufemia tutti i beni, case, mulino e diritti che ha sul territorio di S. Eufemia, nella contrada di S. Polo, con l’obbligo di dare 6 ducati al cappellano che nei giorni festivi è tenuto a celebrare le messe nella chiesa di S. Polo e 14 ducati ai “patroni” della chiesa. Nel 1566 gli Atti della visita del vescovo Bollani segnalano la Chiesa come “dotata” con beni provvisti dai Cavalcabò; nel 1568 viene citato un oratorium del Borgo di S. Eufemia sulla via per Castenedolo con un beneficio di 40-50 piò dovuto alla famiglia Cavalcabò di Viadana alla quale sono passati i beni del monastero e che con testamento del 28 agosto 1575 del nob. Bernardino (rogato dal notaio Pietro Trappa) fonda la Cappellania di S. Polo con l’obbligo della celebrazione quotidiana di una S. Messa. Quando la nob. Camilla Cavalcabò vendette ai Fratelli Rovetta i beni siti in contrada S. Polo e successivamente con la vendita di parte di detti beni fatta da Pietro Rovetta a Giulio e Giorgio Gagliardi (1633) rimase sempre l’obbligo della celebrazione della S. Messa, obbligo che venne assunto, dietro supplica dei Gagliardi, da parte dei Deputati del P.L. Ospitale dei Mendicanti detto Casa di Dio, che tuttora sussiste.
Nel frattempo alla chiesa si interessano il 25 gennaio 1621 “molti e diversi gentiluomini et altri che possedono beni nella contrada di S. Polo, territorio di S. Eufemia i quali hanno desiderio di ivi fabricare una chiesa” oltre che adornarla e provvederla di paramenti. Per questo scopo aprivano una sottoscrizione Costanzo Chizzola, Girolamo e Silvio Barbera, Caterina e Lelia Zola (sorelle del Beato Giovanni Battista Zola, martire in Giappone), ecc. La chiesa verrà restaurata nel 1664 per iniziativa della “vicinia” come ricorda una lapide che dice «D.O.M. / AEDEM HANC DIVI PAVLI APOSTOLI NOMINE / DICATAM / DIVTVRNO ICTV TEMPORIS COLLABENTEM / AVGVSTINVS ZONVS PRESB. / AEMILIVS DE AEMILIIS ET / IO. ANTONIVS ZOLA / BRIXIANI CIVES / SINDICI / NOMINE AC SVMPTIBVS VICINIAE / RESTAVRARVNT / ANNO A DEO HOMINE MDCLXIV».
La situazione religiosa si fa precaria nel sec. XVII a causa della distanza dalla parrocchia. Ma ciò nonostante, non manca il prete che dica messa, sebbene che il rettore di S. Eufemia vorrebbe che tutti i fedeli si recassero alla sua chiesa. Tuttavia gli atti delle visite pastorali attestano come i coadiutori siano di solito diligenti ed esemplari.
Passati nel 1797 i beni del Monastero all’Ospedale Maggiore di Brescia nel 1804 la chiesa, sempre sussidiaria di S. Eufemia, pur mantenuta dalle spontanee oblazioni e amministrata dai cittadini Francesco Landi, Giuseppe Dusi, Paolo Roversi e Paolo Alberti era di “juspatronato della contrada medesima” mentre il Pio Luogo della Casa di Dio vi manteneva un cappellano. La chiesa inoltre era sempre dotata di una cappellania. Alle Case di S. Polo (100 anime circa) la chiesa di S. Girolamo era invece di giuspatronato della famiglia Trussi che pure vi manteneva un cappellano.
Della grave situazione di S. Polo riguardo all’assistenza religiosa (due abitanti erano morti senza sacramenti) si faceva carico perfino il sindaco di S. Eufemia che il 18 ottobre 1890 ne scriveva al vescovo ricevendo in risposta dal provicario generale che nessun candidato è disposto ad andare a San Polo, a quei tempi senza elettricità né acqua corrente, e con poca congrua, ed avere a che fare con fedeli zotici e poveri, i quali durante i lavori agricoli disertano massicciamente le funzioni e anche le scuole. Nel frattempo un sacerdote, don Franco Desideri, si presta a celebrare una messa nei giorni festivi a San Polo. Nel gennaio dell’anno successivo, l’amministrazione degli Orfanotrofi e delle Pie Case di ricovero, nell’intento di trovare qualcuno disposto a fare da cappellano, stabilisce (27 gennaio 1890) che il cappellano possa – a sue spese – chiedere all’autorità ecclesiastica la riduzione, per il tempo nel quale sarà a San Polo, delle messe da 300 da celebrarsi annualmente a sole 80, comprese però tutte le festive. In sostanza, un servizio a part-time con grave nocumento per gli abitanti. Ma anche così non si troveranno candidati per lungo tempo. Pur ormai praticamente autonoma la chiesa viene indicata (1914, 1938 ecc.) e sempre citata come sussidiaria di S. Eufemia della Fonte.
Il vero risveglio religioso e anche sociale si ebbe con la nomina a curato nel 1946 di don Luigi Barberis. Attivissimo, egli costruì per primo il cinema-teatro parrocchiale cui fece seguito la costruzione razionale dell’oratorio maschile e femminile fornito di tutte le più moderne attrezzature sportive ivi compreso il campo sportivo. Nei locali dell’oratorio nacque la Società Sportiva “Ardens” voluta da don Luigi che creò contemporaneamente una valente compagnia filodrammatica. Accanto all’oratorio volle un magnifico ritrovo Acli, l’abitazione del curato e varie sale per le opere oratoriane e dell’Azione Cattolica. Poste in tal modo le premesse, S. Polo venne eretta in parrocchia autonoma mentre nel 1959-1960 su progetto dell’arch. Antonio Zampini veniva eretta la nuova chiesa parrocchiale già postulata nel 1924.
LA VECCHIA CHIESA PARROCCHIALE ricostruita alla metà del ‘600 era ad una sola navata, con portale in marmo. Di notevole interesse artistico, vi era l’altar maggiore con tabernacolo del sec. XVII, in marmo con intarsio, nel cui paliotto era raffigurato San Paolo sbalzato da cavallo. La soasa, semplice ed elegante, incorniciava una bella pala, opera firmata da Antonio Gandino (1599), che rappresentava in alto la B.V.M. col Bambino, alla cui sinistra – poco sotto – si vedeva S. Antonio di P. in atto di adorazione. In piano, vi era S. Paolo, S. Pietro e S. Fermo. Tra l’altare e la pala, in tre piccole custodie con antelli scolpiti in legno, del sec. XVII, erano custodite le S.S. Reliquie. L’altare laterale, a sinistra di chi entrava presso l’altar maggiore in marmo, del ‘600, era dedicato alla nascita di Gesù. La pala era più antica e ricordava molto la venerata effigie della B.V.M. delle Grazie di Brescia. Molto in alto vi era una piccola nicchia con affresco che rappresenta la Madonna. Costruita la nuova chiesa, la vecchia venne smantellata: l’altare maggiore venne ceduto alla chiesa di Cecina di Toscolano; quello della Madonna alla parrocchiale di Cadignano, la pala dell’altare maggiore rimase in parrocchia.
CHIESA NUOVA. Dedicata alla Conversione di S.Paolo. Eretta nel 1960, ad unica navata, ha nella linea ogivale che si eleva snella l’elemento caratterizzante. E questa verticalità si riproduce all’interno. Oltre l’altare “che è una gran coppa di onice del Pakistan, effondono una particolare atmosfera di colore le lastre trasparenti di un marmo rosa del Portogallo; di Mario Gatti, scultore, è lo sportello del tabernacolo: unico rimarchevole ornamento”. Il 27 gennaio 1985 veniva benedetta la grande pala (m. 14×6), opera di Oscar Di Prata.
S.S. PIETRO e PAOLO, via Canneto. Eretta nel sec. XVI-XVIII nell’angolo meridionale di via Fusera. Ha, come sottolinea Riccardo Lonati, «facciata ravvivata da marmoreo portalino, e da vicino ciuffo di alberi; la trabeazione è ornata da croce di ferro e, nello sfondo, da pittoresco campaniletto a vela. Rettangolare l’aula con volta a botte suddivisa da lieve arco innestato sulle lesene alle pareti laterali. Di marmi versicolori e di semplici linee il superstite altare, sul quale permane la cornice sagomata in stucco dov’era la pala dedicata ai Patroni; pala trasferita altrove nel 1956, quando l’azienda agricola e la cappella, da tempo disusata, sono state acquistate dai fratelli Zubani».
S. GAETANO alle CASE. Eretta nel sec. XVIII, nei primi decenni dell’800 era proprietà dei Valotti.
S. GIOVANNI BATTISTA, appartiene alla famiglia Zola.
Alla cascina Maggia esiste in via Fura Maggia una chiesa settecentesca. Tutta dipinta all’interno venne malamente restaurata nell’800 e di nuovo nel 1981. Di proprietà dei Martinengo venne venduta al Comune di Brescia che ne restaurò l’esterno.
Lo sviluppo urbanistico ed edilizio del territorio di S. Polo ha richiesto il radicamento, nel quartiere di San Polo Nuovo, di nuove comunità parrocchiali: quella di S. Luigi Gonzaga, di S. Angela Merici e quella delle S.S. B. Capitanio e V. Gerosa.
Parrocchia delle SANTE BARTOLOMEA CAPITANIO e VINCENZA GEROSA, via Botticelli, 5.
È la prima in ordine di tempo delle tre parrocchie sorte nel quartiere di San Polo nuovo a Brescia. Istituita nel 1978, fu affidata a don Palmiro Crotti ed ospitata presso l’Istituto delle Suore di S. Maria Bambina in via Mantova.
La prima pietra venne posta il 2 ottobre 1983. La chiesa, costruita dalla ditta geom. Franco Donati su progetto dell’ing. Giovanni Minelli e dell’arch. Alberto Viganò, fu ultimata nel 1984, inaugurata il 24 dicembre dal vescovo mons. Foresti e dedicata in forma ufficiale alle due Sante il 26 settembre 1993.
Rettangolare, ad una navata, ha il presbiterio sopraelevato, sulla cui parete di fondo spiccano le statue in legno raffiguranti il “Crocifisso” e le “Sante Capitanio e Gerosa” in adorazione, scolpite dai Poisa. Sempre della bottega di Francesco e Giuseppe Poisa sono la colonna portalampada del Santissimo, le colonnine con angeli oranti che sostengono la sacra mensa, le stazioni della Via Crucis e la statua della Madonna collocata sull’altare della cappella invernale che affianca la navata. Le otto vetrate circolari che illuminano la navata, raffiguranti le “Opere di Misericordia”, il “Duomo di Brescia”, il “Santuario di Lovere” sono state realizzate dalla ditta Poli di Verona, su disegno di Augusto Ghelfi che è autore anche dei disegni della vetrata in controfacciata che raffigura le Sante Capitanio e Gerosa, eseguita dalla ditta Gibo di S. Giovanni Lupatoto. All’ingresso vi è una “Pietà” in terracotta patinata color bronzo, opera di Federico Severino. Il complesso parrocchiale è completo di canonica, oratorio e campo sportivo.
Parrocchia di S. LUIGI GONZAGA, via Carpaccio 28.
È la seconda parrocchia sorta a “San Polo Nuovo”. Istituita nel 1980, fu affidata a don Fortunato Patroni. Il complesso della nuova chiesa e delle opere parrocchiali fu realizzato tra il 1980 ed il 1990 dalla ditta Lombardi di Rezzato su progetto degli architetti Luigi Fasser e Dario Mettifogo. La prima pietra della parrocchia venne posta il 21 giugno 1981.
Nel 1981-82 venne realizzato un salone adibito provvisoriamente a chiesa, utilizzato poi come sala riunioni. Nel 1983-85 furono costruiti l’oratorio, inaugurato il 7 ottobre 1984, e la canonica ed infine il 18 maggio 1989 venne posta la prima pietra della nuova chiesa parrocchiale dedicata a S. Luigi Gonzaga, a ricordo del vescovo di Brescia, mons. Luigi Morstabilini.
La nuova chiesa è a pianta circolare con soffitto a capanna realizzato in legno. Il presbiterio, di forma semicilindrica, si stacca dal perimetro dell’aula e si eleva sopra la copertura. Sulla parete vi è un “Crocifisso” dipinto, opera di Renato Laffranchi (1990). Ai lati del presbiterio vi sono il tabernacolo e il fonte battesimale. Vi è poi la cappella dedicata alla Madonna, con la statua della “Vergine col bambino” eseguita da religiose di un istituto milanese. In centro alla facciata della chiesa vi è una vetrata a forma di croce. Al sagrato, sopraelevato dal piano stradale, si accede passando sotto un portale in cemento. La chiesa venne consacrata il 25 ottobre 1990 dal vescovo mons. Foresti, nel IV centenario della morte di S. Luigi Gonzaga e dedicata al santo nel novembre 1999.
La parrocchia di S. Angela Merici, Via Cimabue 271
in attesa di realizzare una pagina apposita, vedi il sito https://www.santangelamerici.org/

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