da “Viaggio in periferia San Polo si racconta” a cura di Lucia Marchitto
Marisa ha una voce calda, leggermente roca, molto flebile tanto che a volte si fa sussurro.
Vissuta per molti anni in una casa in via Labus nel centro storico di Brescia, una casa che amava e che non avrebbe mai voluto lasciare ma che, per motivi economici, ha dovuto abbandonare e con grande rammarico ha accettato di trasferirsi in una casa dall’Aler a San Polo, in via Robusti. Sebbene fosse stato doloroso lasciare la casa di via Labus si trovò comunque bene nella nuova casa:
Mi sono trovata molto bene in via Robusti anche se il mio cuore è ancora là in via Labus! Era un bell’appartamento grande, con tre camere, un poggiolino, non era grande però c’era, poi davanti c’era questo palazzone i cui abitanti non hanno mai rotto le scatole a me e io non ho rotto le scatole a loro, allora lavoravo con le cooperative. –
Nel frattempo, il marito è deceduto, i figli ormai grandi sono andati a vivere altrove, lei si è ritrovata sola in quella grande casa e non riuscendo più a sostenerne le spese ha dovuto di nuovo traslocare in via Giotto al quarto piano, una casa che non le piace, che non le è mai piaciuta e non ha stretto amicizia con i vicini. Quando è andata in pensione, trovandosi in una casa che non amava, in un contesto non ostile ma neanche amichevole, Marisa è andata in crisi.
Quando sono andata in pensione sono andata in crisi, stavo proprio male e ho cominciato a cercare qualcosa, sono andata dai frati, ho chiesto di poter fare qualcosa, qualsiasi cosa. Sono andata in un sacco di posti, non occorrevo a nessuno”. –
Queste parole quasi sussurrate sono un grido che si alza nel cielo scuro che porta tempesta, la stessa tempesta che si è abbattuta nella sua vita.
A volte però nell’oscurità si illumina un faro che ci guida verso la salvezza e Marisa trovò il suo faro andando alla torre Cimabue dove incontrò Silvana.
Sono andata alla Cimabue e ho detto alla Silvana: ascolti io sono in pensione e mi chiedevo se magari aveva bisogno di me, e lei mi ha detto “non c’è problema, lei domani viene in cascina”, così sono venuta subito, le persone mi hanno accolto bene. La cascina mi sta proprio nel cuore, vengo due volte la settimana e, siccome sono a casa sempre, mi fa piacere, mi rilassa e le persone sono amichevoli, mi ci trovo bene e passo due o tre ore in buona compagnia. Poi se c’è bisogno di fare delle cose io come volontaria ci sono. Oggi ho partecipato alla tombola e adesso stanno giocando a carte: è sciocco però passo la giornata. Ho trovato la cascina e sono contenta. –
Ora, oltre alla cascina frequenta il supermercato che ha sotto casa:
Ho confidenza con il personale dell’Euro Spin, ci parliamo, ci salutiamo, ormai mi vedono spesso. Andrei ad abitare da un’altra parte però tirandomi dietro la cascina e dato che non posso trascinarmela dietro allora non cambio quartiere. –
Ride di gusto mentre dice di volersi tirare dietro la cascina come se fosse un carretto con le ruote!
Marisa nella tempesta ha trovato riparo nella cascina che l’ha accolta.
Mi alzo, apro l’ombrello, guardo il cielo, la tempesta non è arrivata, si è trasformata in pioggia.
Cascina Riscatto, 30 giugno 2023
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