Il volontariato come cura di sé e aiuto per gli altri

da “Viaggio in periferia San Polo si racconta” a cura di Lucia Marchitto


Il cortile tra la cascina e la biblioteca collega via Tiziano con il parco Fabrizio De André, si potrebbe definire un luogo da cartolina: le cinque campate ad arco della facciata, le piante che si affacciano dalle case a fianco, i vasi in terracotta, l’ingresso della biblioteca, dal cancello si coglie lo splendore maestoso dei pini e delle querce, e già sento nell’aria il profumo del fico che cresce addossato alla parete esterna della biblioteca.
La cascina Riscatto accoglie sotto il porticato una fila di tavoli occupati da donne anziane che giocano a carte, nell’aria si sente la tensione e l’allegria del gioco, ma anche la curiosità di chi, vedendomi arrivare, non riconoscendomi come abituale frequentatrice del luogo, mi guarda curioso sollevando gli occhi dal fascino delle carte. Entro nell’ufficio chiedendo di Silvana.

Ah – dice il signore che prima ho notato mentre con passo svelto entrava e usciva indaffarato – lei è qui per le interviste, un momento! –
Parla con un altro uomo poi si guarda intorno, i tavoli sono tutti occupati, sposta le tende da sole e si avvicina a uno dei tavoli posti nello spazio all’aperto, apre l’ombrellone, sorride e quasi correndo se ne va. L’altro signore è davanti a me, restiamo in piedi sotto l’ombrellone, gli spiego il progetto, ci sediamo e si presenta:

Mi chiamo Eugenio
Eugenio abita in un appartamento dell’Aler nella torre di via Michelangelo da circa quarant’anni, arrivò quando il quartiere stava nascendo, prima della costruzione del Centro Margherita. In un primo momento si trovò abbastanza spaesato e fu anche difficoltoso viverci per la mancanza di negozi. Poi man mano che il quartiere cresceva, cresceva anche la figlia che, frequentando la scuola e l’oratorio, gli permise di conoscere un poco le persone del posto.
Eugenio è seduto distante dal tavolo, ha un’espressione seriosa, ma nel parlare della figlia si anima:

Mia figlia si è sempre trovata bene, ha frequentato il quartiere, d’estate faceva il Grest e suora Assunta gli ha insegnato a fare l’uncinetto e la maglia, ora ha 49 anni, si è laureata in Economia e Commercio e vive a Milano, mi ricordo ancora la suora molto rigida, ma che le ha insegnato tante cose, la suora era molto brava anche a rubare a carte!
E ricordando sorride. Sul suo viso si legge la soddisfazione e l’orgoglio per quella figlia che, studiando e lavorando sodo, è riuscita ad ottenere un posto importante nella società dove lavora. Quella figlia cresciuta in questo quartiere, istruita nelle nostre scuole che, insieme ad altri uomini e donne nati e cresciuti qui, si distinguono nel lavoro e nella vita per onestà, impegno e capacità, col loro esempio cambiano la narrazione sul quartiere, quella narrazione che lo descrive come luogo malfamato.
Le mie domande in un certo senso lo costringono a staccarsi dal ricordo di sua figlia bambina, dalla suora, ma ritrova vigore nel parlare del lavoro che svolgeva, che sebbene lo costringesse a lunghi periodi distaccato a Torino, gli dava soddisfazione. E se durante la vita lavorativa non aveva vissuto appieno il quartiere una volta andato in pensione, circa vent’anni fa, lo ha fatto e si è inserito molto bene; spesso si trova con gli amici a fare quattro chiacchiere, frequenta come volontario la cascina Riscatto che gli ha dato anche delle soddisfazioni e soddisfatto si guarda intorno, ha da fare, non lo trattengo, lo ringrazio e ritorna ai suoi compiti di volontario.

Brescia, 31 maggio 2023

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *