La casetta di Anna

da “Viaggio in periferia San Polo si racconta” a cura di Lucia Marchitto


Quando Anna sentì il Presidente della Repubblica Mattarella al Festival di Sanremo parlare dei settantacinque anni della Costituzione rimase un attimo stranita come se solo in quel momento realizzasse che lei aveva la stessa età, questo perché Anna i suoi anni li porta così leggeri sulle spalle da non sentirli o, forse, presa com’è, indaffarata come sempre, non ha tempo di pensare agli anni che passano. Neanche il suo corpo ha tempo per invecchiare preso come è a fare cose: curare casa, cane, gatti, fiori, soprattutto nipoti. Chi la guarda non direbbe mai che quella signora magra il giusto, alta e dritta, sobria nel vestire ha l’età che si è appena detto.
Come era Anna quando comprò la casa in via Tiziano a San Polo?
Era una giovane mamma lavoratrice che abitava in via Repubblica Argentina e pagava un affitto caro, molto caro, che comprò la casa prima ancora di essere costruita: era un disegno su carta. La si può immaginare china su un foglio insieme al marito valutandone il disegno, il giardino già lo immaginava e lo sistemava nella mente, così la cucina e il salotto e i bagni e le camere e nell’immaginare quel foglio si trasformava in:

Una casetta tutta per noi! –
Gli anni 70 stavano per finire e quella giovane famiglia firmava l’atto di acquisto della nuova casa. Tutto era cominciato per caso, la cugina di Anna andò a farsi i capelli dal suo parrucchiere, il Signor Piccini, che la mise al corrente del nuovo piano di urbanizzazione con tassi agevolati a San Polo e della sua intenzione di comprare casa, la cugina informò Anna e così tutte e tre le famiglie firmarono il contratto il primo di aprile e lei disse:

– Madonna, magari è un pesce d’aprile! –
La costruzione della casa durò circa due anni e questo permise loro di pagare la somma dovuta un poco alla volta, man mano che la costruzione andava avanti, per loro che non avevano molti risparmi fu un’ottima cosa. Avrebbero voluto anche fare delle modifiche durante i lavori ma il costruttore Biondo fece loro notare che, essendo edilizia agevolata, non si potevano apportare cambiamenti, le uniche cose che riuscirono a far modificare furono i bagni e i pavimenti in ceramica al posto della moquette.
Era ottobre del 1980 quando la sua famiglia, insieme a quella della cugina e dei Piccini, vi andò ad abitare e non fu affatto una cosa facile. La prima delusione fu il garage costruito nel giardino che toglieva e toglie luce e aria alla casa, poi ci furono i disagi di vivere in mezzo ai cantieri, senza strade asfaltate e senza servizi. Dice Anna:

Mio marito che lavorava a Milano doveva andare a piedi in mezzo al fango fino alla Volta per prendere l’autobus perché la macchina, l’unica che avevamo, serviva a me che lavoravo all’area industriale dove non arrivavano mezzi pubblici, inoltre, dovevo portare la bambina da mia madre che abitava in via San Zeno. –
Le scuole non c’erano e la bambina andava all’asilo a Brescia, non c’era neanche la chiesa e si andava alla chiesetta della Maggia per le funzioni religiose.
Si stringe un poco nelle spalle come se un gelo l’avvolgesse tutta:

Mi ricordo che a Pasqua, siamo venuti qua in autunno, un freddo nelle case!!! Erano fredde, mamma mia!!! E in primavera eravamo tutti lì, a messa, davanti alla chiesetta della Maggia perché è talmente piccola che non ci si poteva entrare. –
Prima della chiesa fu montato un capannone che frequentarono per molti anni, non c’erano negozi se non un negozietto nella cascina Aurora di via Raffaello, molto frequentato dalle casalinghe. Mancavano anche le linee telefoniche e un giorno, che nevicava tanto e la sua bambina era ammalata, dovette camminare in mezzo alla neve per raggiungere la cabina e chiamare il medico.
Tira un sospiro di sollievo dicendo che tutti quei disagi passarono alla svelta e furono fortunati perché nella schiera c’erano altri quattro bambini con cui sua figlia subito fece amicizia e sebbene non frequentò mai le scuole del quartiere aveva una bella compagnia con cui giocava e andava all’oratorio. Sua figlia ha frequentato il quartiere, si è laureata, si è sposata ha due figli e vive e lavora a San Polo. Ed è attraverso la figlia che frequentarono l’oratorio e conobbero altre coppie con cui condivisero momenti felici e spensierati.
Scoprì la bellezza di frequentare i parchi solo nel 1992 quando ebbe il primo cane, anche perché quando arrivò nel quartiere i parchi erano appena abbozzati, ora sono uno splendore, sono cresciuti gli alberi anche quelli vicino all’Alfa Acciai.

L’alfa Acciai c’era già, siamo noi che siamo venuti qui quando sapevamo che l’acciaieria c’era già, per l’amor del cielo! All’inizio era molto peggio, quando siamo venuti ad abitare la mattina sui davanzali, che avevano infissi bianchi, si depositava un dito di nero e io lo toglievo tutte le mattine. Poi ci sono stati tanti ragazzi che si sono ammalati di leucemia e uno è morto, sicuramente è stato per l’Alfa, comunque adesso è migliorato molto perché io, almeno a casa mia, non trovo più quel nero, prima era proprio fuliggine nera, però non possiamo dare la colpa all’Alfa, l’Alfa c’era già, è di chi ha deciso di costruire un quartiere qui che ha sbagliato, secondo me, poi chi è venuto, come me ad abitare qui, lo ha fatto per una questione economica. Poi allora non c’era questa cultura dell’ambiente e dell’ecologia, non ci avevamo neanche fatto caso! Certo era un poco distante, però non ci avevamo neanche pensato, perché il problema non era così sentito come adesso. Certo poi il problema è venuto fuori subito perché si è cominciato a vedere questo fumo, questa fuliggine è chiaro che bene non faceva, poi tutti si sono attivati per fare in modo che mettessero i filtri, dopo dipende anche dal vento a volte va di qua a volte va di là, però ora tutti sanno che San Polo è cresciuto intorno all’Alfa. Poi chi lavorava lì diceva mi faccio la casa vicino. –
Il silenzio si posa su noi due ed è nero di fuliggine.
Si riscuote, le sorridono gli occhi mentre pensa a suo nipote e dice che proprio qualche giorno fa, le ha chiesto:

Ma nonna a te piace la tua casa? –
La sua risposta convinta è arrivata subito senza tentennamenti, la sua casetta le piace, soltanto ha un poco di dispiacere pensando che nel giardino c’è il garage, ci sono i muri alti e gli appartamenti della cooperativa “La famiglia” di fronte che tolgono un poco l’aria. Le piace anche per il fatto che qui ora ha tutto servizi, negozi e pure la metropolitana anche se un poco scomoda, però c’è, poi andando su con l’età ci si può muovere tranquillamente, è tutto in piano e ci sono ciclabili e pedonali belle spaziose. Ci sono alcuni che dicono che il quartiere è brutto ma secondo lei non è vero. In via Michelangelo ha conosciuto una persona che lavorava alla guardia di Finanza che aveva lì degli appartamenti, conosce anche la mamma di una vicina di casa di sua figlia che abita nella stessa torre ed è una persona normalissima. Insomma, nelle torri qui vicino non le pare ci siano problemi forse, dice, alla Tintoretto sbagliarono mettendoci insieme tutti quelli del Carmine con tutti i problemi che avevano. Non riesce neanche a capire perché si siano costruite le torri quando c’era tutto quello spazio disponibile.

Potevano farle come le case a spina, quelle oltre i cavalcavia, in fondo sono case dignitose, hanno il loro giardinetto, anzi meglio delle nostre, hanno tanta bella aria e il parco davanti! –

Anna si alza e mentre si avvia alla porta mi promette di portarmi una rivista del 1984 dove c’è un articolo interessante sul quartiere. La guardo mentre si incammina passando sotto la meravigliosa quercia che svetta i suoi rami nudi dietro il mio giardino e penso alla sua fame d’aria, al fatto che qui c’è un boschetto magnifico, che tra poco si aprirà alla primavera, la sento già nell’aria, in quel venticello gentile che si infila tra i rami spogli.

Camminando tra boschetto e prati Anna e la sua cagnolina, ognuna curiosa a modo suo, ammireranno le violette, il tarassaco con il giallo del suo fiore, l’azzurro degli occhi della Madonna, le prime foglie sui rami degli olmi.
Piena di bella aria tornerà alla sua casetta.

Brescia, 1° marzo 2023

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